ALCHIMIE DU VERBE

Città di San Severo
Provincia di Foggia

ALCHIMIE DU VERBE

Mostra di libri d’artista a cura di:
Teo DE PALMA
Promossa da:
Amministrazione Comunale di San Severo
Testo:
Giulia FRESCA
Periodo: 10 – 30 novembre 2012
Location:
Biblioteca Comunale “A. Minuziano”, nuova sede, ex Scuola Elementare “G. Pascoli” – Via don Felice Canelli, 71016 San Severo (Fg)
Orari 10.00 – 12.30 / 17.00 – 19.00
Info +39 0882.339616 – bibliotecasansevero@libero.it
Gli Artisti:
Minou AMIRSOLEIMANI, Salvatore ANELLI, Michele ATTIANESE, Calogero BARBA, Franca BERNARDI, Paolo BINI, Anna BOSCHI, Antonino BOVE, Italo BRESSAN, Silvia CAPILUPPI, Vito CAPONE, Domenico CARELLA, Teo DE PALMA, Gabriella DI TRANI, Marcello DIOTALLEVI, Fernanda FEDI, Franco FLACCAVENTO, Gino GINI, Salvatore GIUNTA, Nicola LIBERATORE, Oronzo LIUZZI, Salvatore LOVAGLIO, Ruggero MAGGI, Franco MARROCCO, Rita MELE, Albano MORANDI, Salvatore PEPE, Michele PERI, Tarcisio PINGITORE, Teresa POLLIDORI, Angela RAPIO, Fernando REA, Rosella RESTANTE, Antonio SASSU, Alba SAVOI, Gianfranco SERGIO, Elena SEVI, Pietro TARASCO, Micaela TORNAGHI.
Il mondo della stampa, del libro in particolare, non ha mai lasciato indifferenti gli artisti. Dopo le miniature del Medioevo, i pittori, nel tempo, hanno collaborato con scrittori, poeti ed editori per realizzare opere bibliofile a tiratura limitata. In molte di tali collaborazioni però, l’artista era spesso l’ultimo ospite e l’Arte, dunque, interveniva come un valore aggiunto al testo che rimaneva così il cuore del progetto. Accanto a quello che è noto come “libro illustrato” o “libro dipinto”, alla fine degli anni sessanta, è nata una nuova forma di pubblicazione, concepita come un vero e proprio progetto artistico globale: il “libro d’artista”.
La prima volta che se ne parlò, in forma mediatica, fu nel 1963 quando venne richiamata dalla stampa una pubblicazione dell’anno prima, difficile da classificare: “Twentysix Gasoline Stations” di Edward Ruscha. Nel corso degli anni, l’evoluzione dei diversi linguaggi fa si che fotografia non rimanga Ia sola a primeggiare nei libri d’artista: si moltiplicano creazioni con tutti i mezzi piu appropriati: si assembla, si incolla, si modifica, in altre parole si da’ spazio alia creativita che nasce dal proprio “io” generando opere non piu replicabili bensi uniche.
In tal modo Ia diffusione del libro d’artista, in quanto opera dell’ingegno creativo, ma realizzato in un contesto diverso, consente all’Arte stessa di andare all’attacco della vita quotidiana. Non piu limitata a pochi luoghi disponibili ad ospitarla come gallerie, centri d’arte e musei, ma anche librerie e soprattutto biblioteche.

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ANTONIO SANFILIPPO | Gli anni Sessanta. Il colore del segno

ANTONIO SANFILIPPO | Gli anni Sessanta. Il colore del segno

Fabbriche Chiaramontane – Agrigento

27 ottobre 2012  13 gennaio 2013

 

AGRIGENTO – E’ stata inaugurata sabato 27 ottobre, alle 18.30, nello spazio delle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento la mostra “Antonio Sanfilippo | Gli anni Sessanta. Il colore del segno” (27 ottobre 2012 – 13 gennaio 2013),  curata dal critico e storico dell’arte Fabrizio D’Amico e organizzata dall’associazione Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento in collaborazione con l’Archivio Sanfilippo di Roma.

All’inaugurazione, insieme al curatore Fabrizio D’Amico, è intervenuta la figlia Antonella Sanfilippo, nata dal matrimonio del maestro originario di Partanna con un’altra grande interprete dell’Astrattismo, Carla Accardi; i critici d’arte Giuseppe Appella, studioso dell’opera di Sanfilippo e Sergio Troisi, autore di un saggio in catalogo; numerosi fra direttori di musei d’arte moderna e contemporanea, galleristi e collezionisti di tutta Italia che hanno prestato alcune opere.

Un’esposizione di grande prestigio, dunque, ricca di spunti e contributi che, oltre al nucleo storico delle opere di Sanfilippo presenti alla Biennale di Venezia del 1966, propone per la prima volta una nutrita selezione di lavori inediti provenienti da collezionisti privati siciliani e dall’Archivio di Roma, insieme a numerosi pezzi documentati in importanti mostre degli anni Sessanta in Italia e all’Estero e oggi di proprietà di musei pubblici.

Questa mostra che le FAM dedicano ad Antonio Sanfilippo giunge a vent’anni di distanza dalle grandi personali siciliane di Erice e Taormina e a trenta dalla mostra di Gibellina successiva all’ampio omaggio tributatogli dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (GNAM) nel 1980, anno della sua prematura scomparsa.

Nato a Partanna (Tp) nel dicembre del 1923, Sanfilippo è firmatario nel 1947 a Roma, del pionieristico manifesto di “Forma 1”, atto di nascita dell’Astrattismo in Italia. Spiega il curatore  Fabrizio D’Amico: “Transitato attraverso un neocubismo picassiano – spiega D’Amico, già docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Pisa – dopo vari soggiorni a Parigi, Sanfilippo si orienta prima sul concretismo di Magnelli, poi su Hartung e su Kandinsky. E’ attraverso di loro che giunge all’elaborazione del suo ‘segno’ particolare, incantato e gioioso, vicino e lontano insieme a quello di Carla Accardi, sua moglie, e di Capogrossi. La sua ‘figura’ più tipica è costituita da una sorta di nuvola o galassia di segni minuti e coloratissimi ai quali affida la sua prima notorietà in campo anche internazionale e che presenta in numerosissime mostre in Italia e all’estero: Roma, Firenze, Milano, Bruxelles, Pittsburgh, Losanna, Londra”.

Il presidente dell’associazione, Antonino Pusateri, sottolinea l’orgoglio di aver portato a termine lo studio e la ricerca del periodo più fecondo ed originale dell’artista di Partanna. “È davvero un privilegio – afferma Pusateri – poter esporre alle FAM opere presentate alle Biennale di Venezia del 1966 e numerosi lavori provenienti, oltre che da collezioni pubbliche da quelle di privati che, per la prima volta, prestano lavori inediti di Sanfilippo”.

Alla mostra delle FAM è dedicato il catalogo curato da Paola Bonani con testi critici di Fabrizio D’Amico, Sergio Troisi e della stessa Bonani, pubblicato da Silvana Editoriale. Organizzata dall’associazione Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento con il contributo dell’Archivio Sanfilippo di Roma, il patrocinio del Comune e della Provincia Regionale di Agrigento e il supporto di Elenka e Benessere & Bellessere Agrigento in qualità di sponsor, la mostra “Antonio Sanfilippo | Gli anni Sessanta. Il colore del segno” sarà visitabile alle FAM fino al 13 gennaio 2013.

Gli spazi delle Fabbriche Chiaramontane, Piazza San Francesco N° 1 Agrigento, sono aperti da martedì a domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20.

Chiusa i lunedì e i rossi di calendario.

L’ingresso è gratuito.

Informazioni: FAM 0922.277,29

             

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ARTIST’S BOOKS OFFLINE/ONLINE – omaggio a John Cage nel centenario della nascita 1912-2012

Archivio di Comunicazione Visiva e Libri d’Artista

Viale John Fitzgerald Kennedy, 14

93017 San Cataldo CL

 

ARTIST’S BOOKS OFFLINE/ONLINE omaggio a John Cage nel centenario della nascita 1912-2012

 

a cura di Calogero Barba

dal 6 al 20 ottobre 2012

 

 

inaugurazione sabato 6 ottobre 2012 ore 18,00


 

Sulla linea programmatica portata avanti da anni dall’Archivio di Comunicazione Visiva e Libri d’Artista, si snoda la mostra “Artist’s Books Offline/Online”, omaggio a John Cage nel centenario della nascita 1912-2012, a cura di Calogero Barba. L’evento, mette insieme diversi artisti visivi pionieri delle neoavanguardie internazionali con autori contemporanei sperimentali che praticano il libro d’artista in copia unica, in multiplo o in tiratura limitata, opere in forma di libro recentemente acquisite dalla collezione nissena. Della raccolta saranno esposti libri a stampa tipografica con tiratura editoriale, edizioni in proprio, opere concettuali, narrative art, opere plastiche e visive, poesia concreta, poesia sonora, poesia visiva, fluxus, scrittura visuale, pittura/scrittura, fanzine, riviste d’arte e poetiche, libri elettronici. Questa minima parte della collezione, unica nel suo genere, contiene significativi esemplari della seconda metà del Novecento e libri d’artista contemporanei eseguiti all’inizio del terzo millennio, offre inoltre agli amatori e ai fruitori occasionali una panoramica sul libro d’artista intermediale e il ruolo significativo giocato dalle neoavanguardie in Europa negli anni Sessanta e Settanta. Alla luce delle recenti ricerche sul libro d’artista sappiamo che il fenomeno del librismo o in forma di libro non ha seguito un percorso lineare e funzionale alla storia dell’arte.

Ignazio Apolloni, Nobuyoshi Araki, Calogero Barba, Umberto Basso, Carlo Belloli, Jacopo Benassi – Canecapovolto – Federico Lupo, Max Bense, Rosetta Bernardi, Luisa Bergamini, Joseph Beuys, Peter Blake, John Cage, Giuseppe Capogrossi,  Francesco Antonio Caporale,  Ugo Carrega, Stefano Caruano, Giuseppe Chiari, Henri Chopin, Ryosuke Cohen, Letterio Consiglio, Silvio Craia,  Eleonora Cumer, Maria Pia Fanna Roncoroni, Vincenzo Ferrari, Luc Fierens, Salvatore Fiume, Giovanni Fontana, Nicola Frangione, Enrico Gabrielli – Martini Merlini –Tellas, Lillo Giuliana, Eugen Gomringer, Gruppo Sinestetico, Emilio Isgrò, Michele Lambo, Carlo Lauricella, Alfonso Lentini, Arrigo Lora Totino, Ruggero Maggi, Gian Ruggero Manzoni – Omar Galliani, Enzo Mari – Carla Vasio, Italo Medda, Eugenio Miccini, Mauro Molinari, Bruno Munari, Fabian Negrin, Marcello Palminteri, Antonio Paradiso, Luca Maria Patella, Enzo Patti, Giancarlo Pavanello, Michelangelo Pistoletto, Teresa Pollidori, Man Ray, Giuseppina Riggi, Mapi Rivera, Niki de Saint Phalle, Antonio Saladino, Salvatore Salamone, Antonio Sassu, Alba Savoi, Alfonso Siracusa, Franco Spena, Fausta Squatriti, Sol LeWitt,  Delfo Tinnirello, Patrik Thomas, Agostino Tulumello.

 

 

Orario d’apertura 18,00 – 20,00

Ingresso libero

   

                       


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Calogero Barba incontra gli amici di Mussomeli


COMUNE DI MUSSOMELI

Assessorato alla Cultura

 

PALAZZO SGADARI

Via della Vittoria, 24

MUSSOMELI CL

 

“Calogero Barba incontra gli amici di Mussomeli”

 

dal 7 al 22 Settembre 2012

 

Inaugurazione Venerdì 7 settembre ore 18,00

 

Mussomeli – Sarà inaugurata Venerdì 7 Settembre alle ore 18,00 la mostra personale dell’artista Calogero Barba. L’evento, inserito nell’ambito delle manifestazioni e delle attività culturali organizzate dal comune di Mussomeli e nello specifico fortemente voluto dall’Assessorato alla Cultura, rende omaggio ad un artista di origini mussomelesi che si è distinto nell’arte, nella ricerca e nella sperimentazione visiva.

Sede dell’evento artistico sarà il complesso monumentale di Palazzo Sgadari situato nel cuore del centro storico, opera architettonica costruita nel Ottocento e ristrutturata nei primi decenni del Novecento, storica sede dell’ex Palazzo Comunale di Mussomeli ed oggi dopo il recente restauro architettonico, utilizzato come contenitore polivalente, in attesa dell’apertura dell’istituendo Museo Archeologico.

La mostra dal titolo “Calogero Barba incontra gli amici di Mussomeli “ è presentata in catalogo da un testo critico dello scrittore e drammaturgo Mario Ricotta che ne delinea e ne traccia l’iter formativo e creativo attraverso i linguaggi della pittura, della scultura e dell’installazione, dalle valenze antropologiche.

L’esposizione raccoglie opere pittoriche e opere digitali di raffinata qualità artistica, prodotte dal 2005 fino ai nostri giorni.

Tre le opere esposte i ritratti della serie “365-uno al giorno”, dipinti ad olio di piccolo formato che ritraggono personaggi illustri selezionati dall’autore e che si caratterizzano per quelle “affinità elettive”, considerate come requisiti minimi dall’artista per essere inclusi nella sua privilegiata galleria di ritratti.

Il volto delle figure occupa l’intero campo visuale della tela, con un sapiente uso coloristico, fatto di precisissimi tocchi di colore che scandiscono con i toni caldi e vibranti le profondità plastiche dei volti, conferendo ad ogni singolo personaggio effetti di “iperrealtà”.

Nell’approccio tematico, Calogero Barba agisce su un rigoroso impianto autoreferenziale, intercalando presenze storiche dell’arte contemporanea con cui stabilisce ipotetici colloqui culturali e confronti sul piano dialettico della pittura come dato antropologico e quindi aperti allo scambio emozionale.

In quest’ottica, l’artista sottolinea e rimarca il ritorno all’evocativa forza visuale della pittura come restaurazione di una espressività ritrovata, nell’era delle tecnologie della Rete globale.

Riconoscendo che i media elettronici stanno sempre più cambiando il modo di vivere e il mondo dell’arte, l’artista decide di riprendersi quella libertà quasi perduta praticando la pittura come modello di visione da non sostituire con quelle delle comunità virtuali.

Ufficio Informazioni

0934 961111

 

orario apertura:

dalle ore 17,00 alle 20,00

   

 

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L’UNIVERSO E I SUOI MISTERI

L’UNIVERSO E I SUOI MISTERI

a cura di Diego Gulizia

Planetarium e osservatorio astronomico di monte Ottavio Montedoro (CL)

dal 10 Agosto al 26 di Agosto
Vernissage: venerdì 10 Agosto alle ore 21,00

Artisti partecipanti:
Calogero Barba, Salvo Bonnici, Marco Bruno, Oscar Carnicelli, Lillo Giuliana, Michele Lambo, Renato Meneghetti, Letizia Porcaro, Giuseppina Riggi, Salvatore Salamone, Enzo Salanitro, Alba Savoi, Attilio Scimone, Alfonso Siracusa, Franco Spena, Giusto Sucato, Agostino Tulumello

La manifestazione visiva si svolgerà tra il 10 e il 26 di agosto presso il planetarium e l’osservatorio astronomico di Monte Ottavio di Montedoro, all’interno di una manifestazione che avrà il suo centro la notte di San Lorenzo, il 10 agosto, quando l’osservatorio astronomico del paese resterà aperto, con il suo telescopio a specchi di 60 cm, il più grande della Sicilia, situato in una posizione molto suggestiva, in cima ad una collina, a 600 mt di altezza, per consentire, a quanti ne faranno richiesta, di osservare, supportati dai professionisti che gestiscono l’osservatorio, il fenomeno delle stelle cadenti.

         
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LA PESTE

La Peste

Palermo – Palazzo Merendino – Costantino – Via Maqueda 217

dal 14 luglio al 15 luglio 2012

Nell’ambito dei festeggiamenti della Santuzza palermitana si è svolto l’evento “La Peste”, mostra d’arte contemporanea su progetto di Alessandro Bazan. L’esposizione è stata inaugurata la sera del 14 luglio ed aperta per invito ad un pubblico ristretto, in concomitanza con il Festino di Santa Rosalia.

Mostra di breve durata purtroppo, si è chiusa infatti il 15 luglio 2012, allestita presso i fatiscenti ambienti di Palazzo Merendino-Costantino costruito nel 1785 -1788 su progetto del Marvuglia, sito in Via Maqueda 217, di cui uno dei tre prospetti, a forma semicircolare fa parte di uno dei Quattro Cantoni di Città ovvero il Teatro del Sole opera di Giulio Lasso.

La mostra è rimasta aperta alla pubblica fruizione solo nel giorno di domenica 15 luglio.

Di grande impatto sono state le opere realizzate “site specific” da artisti che hanno occupato gli spazi con opere plastiche, pittoriche, fotografiche, sonore, installative e perfomative, tra recupero della memoria e contaminazione concettuale.

Meno efficaci le opere pittoriche o grafiche di piccolo formato appese o collocate sui muri degradati che non hanno permesso  la leggibilità asettica delle stesse.

L’evento ha dato l’opportunità ai fruitori occasionali di conoscere uno dei palazzi settecenteschi più belli di Palermo che conserva diversi saloni decorati a stucco e affrescati da valenti pittori siciliani come Gioacchino Martorana e Giuseppe Velasco.

 

Il palazzo, di grande importanza storica, saccheggiato e vandalizzato per oltre un cinquantennio di semi abbandono, è ritornato per soli due giorni di pubblico dominio.

Il percorso della mostra ha permesso un momento di riflessione sulle attuali condizioni in cui versano i palazzi storici dell’intera città, al culmine del suo degrado e della sua evidente atavica decadenza, proprio come indica il titolo della mostra, “La Peste” che ha voluto   simboleggiare una condizione nella quale il flagello esiste realmente ancora oggi e impregna tutta l’organizzazione della città, e al contempo si avverte un rinnovato bisogno di un atto culturale forte che la liberi ancora una volta da questo flagello.

Un’azione culturale attivata per mezzo dell’arte contemporanea che si collega alla continuità religiosa che la festa stessa incarna nella sua 388° edizione.

Una parte dei lavori realizzati dagli artisti si sono bene integrati negli ambienti nobili, dalle scale ai vestiboli, dalle nicchie alle stanze dei servizi, opere costruite all’interno delle rovine del Palazzo per dare voce alla condizione in cui esso versa, più che alla singolarità delle opere stesse, nella speranza di sensibilizzare i fruitori dell’evento e spronare tutti ad un cambiamento che si spera debba arrivare.

Calogero Barba

Artisti

Giuseppe Adamo Riccardo Ajossa Sergio Amato Vincenzo Amenduni Paolo Amico Sabrina Annaloro Stefania Artusi Alessandro Bazan Manfredi Beninati Fausto Brigantino Andrea Buglisi Maria Carato Mirko Cavallotto Tania Contorno Francesco Costantino Angelo Crazyone Andrea Curti Francesco Cuttitta Giacomo D’Aguanno Sergio D’Amore Niccolò De Napoli Dimitri Daniele Claudia Di Gangi/Iringó Réti Francesco De Grandi Alessandro Di Giugno Andrea Di Marco Fulvio Di Piazza Martina Di Trapani Teresa Emanuele  Fada Full Fare Ala Beatrice Feo Ezio Ferreri Roberto Ferri Francesco Fontana Cristian Gambino Giulio Gebbia Simone Geraci Nino Giafaglione Linda Glorioso Silvia Glorioso Valentina Glorioso Loredana Grasso Laboratorio Saccardi Salvo Lo Nobile Federico Lupo Nora Lux Andrea Mineo/Dario Lo Cicero Alfonso Montana Sebastiano Mortellaro Arrigo Musti Fabiola Nicoletti Marta Ojeda Fernandez Carla Paiolo Gianluca Paterniti Domenico Pellegrino Per Barcley Nicola Pucci Anna Sefora Quartararo Roberto Rinella Giacomo Rizzo Stefania Romano Fabio Sgroi Andrea Stepkova Francesco Tagliavia Croce Taravella Tindar William Marc Zanghi

LA PESTE un progetto di Alessandro Bazan

Comunicazione: Tiziana Pantaleo

Cura: Salvatore Daví

                  

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BOCS ORIGINI — residenza di Lisa Wade (USA)

BOCS ORIGINI — residenza di Lisa Wade (USA)
a cura di Donatella Giordano

BOCS origini è il secondo appuntamento del progetto ideato da Bocs, un spazio per l’arte contemporanea nato nel 2008 nello storico quartiere portuale di Catania che in quattro anni ha invitato diversi artisti e portato avanti numerosi progetti tra i quali: i site specific ospitati nella sede di Via Grimaldi a San Cristoforo (Catania), la residenza BOCS Origini ad Agira (Enna), il micro festival “Riunione di famiglia” che consisteva in un raduno di alcune realtà no-profit italiane, oltre alla partecipazione ad Artissima Lido 2011 a Torino.

BOCS si propone di ampliare il raggio d’azione locale verso l’estero puntando ad un proficuo scambio culturale, contribuendo in questo modo alla crescita artistica e culturale del territorio siciliano.

Il progetto BOCS origini – che quest’anno si terrà a Canicattì, paese dell’entroterra agrigentino – è una nuova proposta di incontro tra artisti e pubblico che, attraverso la formula delle residenze artistiche internazionali, mira ad attivare una riflessione e un dibattito sui linguaggi e le pratiche dell’arte contemporanea, scegliendo di operare in luoghi del territorio siciliano distanti dai centri più attivi e riconosciuti in questo senso.

Lisa Wade – artista nata a Washington, D.C., U.S.A. – porterà la sua ricerca artistica in uno dei luoghi della Sicilia nei quali è ancora molto forte il valore delle tradizioni. L’artista, interagendo con la popolazione locale, svilupperà un progetto espositivo che sarà inaugurato presso Spazio Arte, a Canicattì (Ag). Il progetto è a cura di Donatella Giordano.

Lisa Wade – Shelter
a cura di Donatella Giordano
BOCS Origini

L’utopia del Ventunesimo secolo è il sogno di uno spazio fluido e attraversabile dove i confini immaginari si travalicano. Gli spostamenti turbolenti che caratterizzano i movimenti migratori contemporanei non si misurano più con le migrazioni avvenute nel secondo dopoguerra, dove aree di partenza e di destinazione erano stabili, ma  si assiste ad un rimescolamento continuo della carta geografica del pianeta.
In questa prospettiva lo scambio fornisce lo spunto per l’emancipazione dell’individuo e dell’umanità. E se da una parte i social network dimostrano che gli utenti internet tendono ad avere reti sociali più ampie dei non utenti e contribuiscono a creare interazione tra persone con interessi comuni, al di là dei confini geografici, dall’altra ci si interroga da anni se il cyberspazio crea effettivamente una maggiore connessione e interconnettività sociale. È nel 1998 che il New York Times pubblica le indagini compiute da ricercatori americani che analizzano gli effetti di internet sulle relazioni sociali. I risultati definiscono il cyberspazio come “un mondo triste e pieno di solitudine”.  Nel 2000 poi un altro articolo del Times presenta la ricerca condotta da due studiosi della Standford University, questa definisce un profilo molto negativo degli effetti sociali di internet, che porta l’utente all’isolamento nelle proprie case e alla perdita di contatto con il proprio ambiente sociale, soprattutto per gli utenti più assidui che oltrepassano una certa soglia di attività online.
Su questo scenario si sviluppa “Shelter”, l’opera che Lisa Wade realizza durante la sua residenza a Canicattì, paese dell’entroterra agrigentino, che tiene conto da un lato dell’omogeneizzazione globale, dall’altro dell’eterogeneità locale del territorio siciliano, già abitato dall’epoca preistorica, conquistato e colonizzato, culla di straordinarie civiltà, area di insediamento dei migranti, terra di forte emigrazione.
Un’indagine sul territorio che apre le finestre su paesaggi destabilizzanti dove il giorno e la notte segnano il tempo e ne determinano la scansione.
Shelter è un bunker moderno, il rifugio dell’uomo comune, il  paradosso di uno sconfinamento racchiuso tra quattro mura dove l’utente può sentirsi al sicuro ad ogni evenienza: in tempi di guerra, per sfuggire da disagi climatici, o all’instabilità economica. L’opera è costituita da cinque video ottenuti da 85 ore di fotografie time-lapse che catturano cinque inquadrature fisse, dal tramonto all’alba di ogni giorno, condensate in 3 minuti ciascuna. Un’operazione di warholiana memoria che rimanda all’immobilismo di “Empire”, un film del 1964 dove l’inquadratura fissa di otto ore consecutive mostra l’Empire State Building.
Analogamente a quanto succede all’utente di internet, che si connette con  il mondo tramite i suoi numerosi dispositivi, così il fruitore all’interno di Shelter può osservare, attraverso false finestre costituite da tre schermi piatti, lo scorrere del tempo registrato in cinque realtà fisiche alle quali non appartiene.
Una rappresentazione della connettività globale dove l’uomo appare inghiottito da ciò che ha prodotto poiché se le nuove tecnologie lo rendono figura attiva nel mondo dell’informazione, allo stesso tempo lo isolano nell’universo privato delle sue scelte.

Donatella Giordano

BIO
Lisa Wade nasce a Washington, D.C. nel 1972, vive e lavora tra Roma e Berlino. Si é laureata in Studio Art (BFA) al Wheaton College in Lllinois nel 1994. Dal 1999-2001 ha conseguito il Masters of Fine Art in Painting all’American University tra Roma, Perugia e Washington D.C
E’ un artista profondamente legata a tematiche socio-politiche, che esprime costantemente un forte messaggio di giustizia sociale. Il suo lavoro è derivato dal eventi attuali che evocano sia l’azione che l’empatia e difendendo la condizione umana connessa all’identità nazionale. Le sue bandiere di Nationbuilding, ibridi di nazioni che non esisteranno mai, parlano di conflitti, di confini e di sofferenza. Il suo progetto, G8, si configura come una critica sulla omogeneizzazione globale, rendendo le bandiere dei paesi del G8 uniformi e monocromatiche. Crea opere simboliche, filtrate da eventi mondiali utilizzando materiali non convenzionali che di per se portano significati ed allegorie decise, che contribuiscono con la loro parte simbolica al discorso iniziato dall’artista. Dal 2007 espone i suoi dipinti, installazioni, e video in America, Europa e Russia. Nel 2010 ha vinto il Celeste Prize International con la sua installazione, Inverted Shelter.
Tra gli eventi più importanti degli ultimi anni ci sono: Sing Sweet Songs of Conviction, Schau Fenster, Berlin/Label 201, Rome (+NY, Mexico City, Belfast, and London), quadratonomade, Palazzo degli Esposizioni, Roma, a cura di centoxcentoperiferia, 54′ Biennale di Venezia, Padiglione Italia- Regione Umbria, Palazzo Collicola, Spoleti a cura di Gianluca Marziani e Vittorio Sgarbi, Fitax1500, Grimmuseum, Berlino, Germania, curato da Tupajumi Fondaution. Giochi di ruolo, Macro/Museo Pietro Canonica, Roma, curato da C16. Mostra dei finalisti: Celeste Prize International 2010, Invisible Dog, Brooklyn, NY a cura di Julia Dragonovic, Do Not Cross the Line, Stazione Porta Nuova, Turin, curato da Luca Vona, One night stand: Anonymous, Envoy Gallery, NY, NY, a cura di Christy Singleton ed Erika Keck, e 46XX: American Artists in Moscow, Salamatina Gallery, NY/Na Solyanke Gallery, Mosca. Tra le ultime mostre personali ci sono: Tar and Honey, Studio Fontaine, Viterbo a cura di Federico Sardella. Empire, Z20/Sara Zanin, Roma a cura di Antonio Del Guercio. Hanno scritto dei suoi progetti ArtReview e Frieze.

PERIODO RESIDENZA
luglio 2012

OPENING
sabato 28 e domenica 29 luglio 2012, 17:00-21:00

LOCATION
“Spazio Arte”, Largo Aosta – 92024 Canicattì (Ag)

INGRESSO
Libero

INFO
+39 349 8654954 • info@bebocs.it • www.bebocs.it

COORDINAZIONE TECNICA
Claudio Cocuzza e Carmelo Alaimo

PATROCINIO
Città di Canicattì

SUPPORTER
SicilCima Srl, Natì Calzature (Etro Spa), Farm Cultural Park

MEDIA PARTNER
City Map, Collater.al, lapis, Radio Lab, Balloon project

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BARBA E RIGGI NELLA PERSISTENZA DELLA SCULTURA

BARBA E RIGGI NELLA PERSISTENZA DELLA SCULTURA

Opere anni ‘80/’90

Caltanissetta – La Galleria Club 70 di viale Conte Testasecca n. 38 ha inaugurato venerdi 6 luglio 2012 alle ore 18,00 l’esposizione dal titolo “Barba e Riggi nella persistenza della Scultura” a cura dell’Associazione Zona Creativa.

Il duo di artisti Barba e Riggi è unito da interessi comuni nella vita e nell’arte, ha approfondito lo studio della scultura negli anni Ottanta all’Accademia di Belle Arti di Palermo, svolgendo in seguito attività espositiva in campo nazionale ed internazionale.

Recentemente i due artisti hanno preso parte alla realizzazione della Porta della Bellezza, Museo all’Aperto di Librino, Catania, installando un’opera monumentale in terracotta refrattaria dal titolo “Gigantessa”.

Nel 2011 hanno partecipato alla 54ª Biennale di Venezia, Padiglione Italia, Lo Stato dell’Arte, a cura di Vittorio Sgarbi.

In questa occasione i due scultori mostrano il percorso di ricerca plastica affrontato a partire dagli anni Ottanta/Novanta fino ai nostri giorni: elaborazioni plastiche di busti ritratto caratterialmente e formalmente connotate, di figure corpulente e sensuali dalle pose stranianti o in rapporto con altri elementi.

Calogero Barba, artista mussomelese, opera da diversi decenni nell’ambito plastico/scultoreo prediligendo tematiche legate all’uomo e al suo vissuto culturale in rapporto con il suo ambiente. Questo percorso della scultura rivendica una ricerca che ha implicazioni plastico spaziali e formali di tipo personale. Le figure umane o animali rappresentate divengono elementi formali stranianti ma piacevolmente riconoscibili che ricreano atmosfere legate al vissuto dell’artista e a volte anche alla sua coscienza antropologica.

Barba, nelle sue trasposizioni plastiche scultoree, modifica il dettato originario dei corpi, crea opere espanse, inserite in movimentate  forme architettoniche. L’artista studia la scultura attraverso l’elaborazione e la trasformazione della forma umana strutturandone i volumi e le geometrie con una resa armonica e sensuale. Investiga la forma plastica creando tagli spigolosi o morbidi, lineari o curvi, ricercando valori dinamici. Da maestro scultore ricorre all’uso di diversi materiali naturali e tecnologici plasmandoli all’occorrenza in funzione  del soggetto o dell’idea compositiva, quindi, la terracotta, il bronzo, la pietra e la resina sono utilizzati e sfruttati per le proprietà intrinseche, cosi da offrire all’esecutore e al fruitore diversi e inattesi itinerari per lo sguardo.

Giuseppina Riggi, scultrice dalle spiccate doti plastiche, da parecchi decenni ricerca e affronta attraverso il linguaggio scultoreo il tema femminile, in una elaborazione personale figurata nella “Gigantessa”.

Il tema viene sviluppato dall’artista sancataldese attraverso la modellazione di un ciclo di figure femminili possenti e leggiadre che dialogano con lo spazio, dalle quali scaturiscono segni erogeni che sono forme matrici della stessa figura. E’ in questo contesto che l’artista si fa portatrice dell’integrazione dei linguaggi tra segno e materia, tra pittura e scultura.Il corpo della donna preso a pretesto dalla Riggi diviene l’elemento fondante e vitale della materia, rappresentato dal corpo materiale dell’argilla – terra e acqua – nella pienezza delle forme calde e sensuali, forme plastiche che attraverso andamenti morbidi e sinuosi si affermano nel tuttotondo o nel rilievo, concretizzati dall’aria e dal fuoco della terracotta.

Assumono così forme e volumi in composizioni virtuose date da una modellazione forte dell’esperienza che ne valorizza il flusso dinamico con lo spazio. Una sintesi plastica dove si incontrano forme e segni in nome e nel linguaggio della donna.

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LIVRES DE POCHE

Via Ercole Bombelli 22, 00149 Roma – 06.5578101 – 328.1353083

info@artefuoricentro.it  – www.artefuoricentro.it

 

 LIVRES DE POCHE

cura di Loredana Rea

Martedì 26 giugno 2012, alle ore 18,00 a Roma, presso lo Studio Arte Fuori Centro, via Ercole Bombelli 22, si inaugura la mostra Livres de Poche a cura di Loredana Rea.

L’esposizione rimarrà aperta fino al 13 luglio 2012, secondo il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00.

Sessantadue sono gli artisti:

Minou Amirsoleimani, Caterina Arcuri, Calogero Barba, Anna Maria Battista, Renzo Bellanca, Luisa Bergamini, Franca Bernardi, Tomaso Binga, Sergio Borrini, Antonino Bove, Vito Capone, Lamberto Caravita, Maurizio Cesarini, Primarosa  Cesarini Sforza, Elettra Cipriani, Carmela Corsitto, Angela Corti, Laura Cristinzio, Maria Pia Daidone, Teo De Palma, Adolfina De Stefani, Antonio Del Gatto, Gabriella Di Trani, Elisabetta Diamanti, Yvonne  Ekmann, Anna Maria Fardelli, Vittorio Fava, Fernanda Fedi, Alfonso Filieri, Gianni Fontana, Giancarla Frare, Antonio Freiles, Gino Gini, Salvatore Giunta, Silvana leonardi, Wilma Lok, Salvatore Lovaglio, Vincenzo Ludovici, Giuliano Mammoli, Loredana Manciati, Italo Medda, Rita Mele, Patrizia Molinari, Elena Nonnis, Franco Nuti, Marco Pennesi, Antonio Picardi, Alfa Pietta, Roberto Piloni, Teresa Pollidori, Fernando Rea, Rosella Restante, Marcello Rossetti, Alba Savoi, Marilena Scavizzi, Edith Schloss, Grazia Sernia, Antonella Servili, Elena Sevi, Silvia Stucky, Ilia Tufano, Oriano Zampieri.

Questa nuovo appuntamento espositivo nasce seguendo l’idea di mettere in mostra la complessità di esperienze differenti per formazione, sviluppo ed esiti, ma convergenti nell’esigenza di una ricerca, che a fatica può essere racchiusa nello spazio circoscritto di un libro tascabile. I libri che gli artisti sono stati invitati a realizzare pur nelle loro dimensioni minime rendono visibile infatti la profondità di mondi ricreati attraverso la molteplicità di linguaggi e metodologie di lavoro talvolta tanto diverse da apparire divergenti.

Le opere presenti suggeriscono allora un orizzonte vasto entro cui si colloca la produzione del Libri d’Artista, che parte dai libri in calcografia e arriva fino ai libri-oggetto, per tracciare una mappatura, inevitabilmente non esaustiva, della sperimentazione contemporanea.

 

LIVRES DE POCHE

con il mondo in una tasca

 

Non esiste vascello che come un libro ci sa portare in terre lontane. Né corsiero come una pagina di scalpitante poesia. È un viaggio che anche il più povero può fare senza il tormento del pedaggio. Quanto è frugale la carrozza che trasporta l’anima dell’Uomo.

Emily Dickinson

 

Nel corso del XX secolo il libro, progettato per contenere, in un formato flessibile e mutevole, le tracce e i segni della conoscenza, del pensiero, della memoria e dell’immaginazione, è diventato luogo di sperimentazione e ricerca, tramutandosi da simbolo istituzionale della conservazione e della trasmissione del sapere in sostanza d’arte.

Lo spazio circoscritto dalla forma si è dilatato fino a contenere le innumerevoli possibilità espressive legate alle differenze dei presupposti concettuali e delle soluzioni operative, per infrangere la dicotomia tra soggetto e oggetto. Recepito come opera a se stante è diventato medium autosignificante, a mostrare la complessità della prassi creativa, tracciare altre dimensioni da esplorare con gli strumenti dell’arte e suggerire una lettura diversa, che spinge a oltrepassare i tradizionali confini, imposti dall’abituale fruizione.

Le parole e le immagini, intese come elementi di uno stesso sistema, si sono integrate totalmente e, anzi, sempre più spesso il testo si dissolve per dare voce alla materia o per diventare materia, a rilevare che in un libro, fisicamente circoscritto eppure metaforicamente infinito, i segni degli artisti e le cose del mondo si equivalgono.

Non è difficile comprendere allora i motivi per cui il libro si è trasformato in esperienza fondante dei percorsi allacciati alla contemporaneità, tanto che sempre più spesso è percepito come opportunità di altre esperienze, strettamente connesse a soluzioni linguistiche legate alle individuali tematiche progettuali e alle conseguenti scelte formali, per materializzare l’esistenza di una molteplicità di mondi che in esso possono essere contenuti e magari custoditi in una tasca.

Loredana Rea

 

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Scultura, variazioni sul tema

Scultura, variazioni sul tema

Agrigento – Villa Aurea – Parco Archeologico Valle dei Templi di Agrigento

dal 24 febbraio 2012 al 30 marzo 2012

Agrigento – Si è inaugurata venerdì 24 marzo alle ore 19,00 all’interno del parco Archeologico della Valle dei Templi, presso le sale di villa Aurea la mostra dal titolo “Scultura, variazioni sul tema” a cura di Marina Giordano.   La villa che ospita l’esposizione risale all’Ottocento, fu costruita dall’inglese Alexander Hardcastle. L’evento vede la presenza di quattro scultori di diversa estrazione geografica, gli artisti Giuseppe Agnello, Martin Emschermann, Daniele Franzella e Giovanni Lo Verso, che  affrontano la scultura in direzione neofigurativa, installando nello spazio delle sale opere plastiche dalla calda e forte carica comunicativa emanata tramite la materia.

I protagonisti dell’evento plastico agrigentino agiscono e si muovono nell’area palermitana, area entro cui fiorirono in passato antichi maestri della plastica e della scultura lignea, in marmo e in pietra.

Attenti e dinamici produttori di opere estetiche, spaziano nella sperimentazione della materia e si propongono anche come sensibili operatori didattici in ambito accademico. La presenza attiva di questi maestri della scultura contemporanea siciliana, in un grande centro metropolitano come Palermo, trasferita in un contesto espositivo come la Valle dei Templi, costituisce un’occasione di verifica che conferma la vitalità e la creatività del loro lavoro  sia nel territorio siciliano che in quello nazionale ed internazionale. I quattro autori scelti e invitati dal curatore nel progetto espositivo, percorrono individualmente una ricerca estetica che li porta ad usare materiali e tecniche diverse, dando vita ad opere plastiche sul tema dell’uomo contemporaneo, colpito da logorii quotidiani ed esistenziali.

Giuseppe Agnello, artista racalmutese, da diversi decenni porta avanti una ricerca che indaga l’intimo sentire dell’uomo e la sua esteriorità formale. In questa occasione l’artista espone diverse opere tra cui due coppie, corpi nudi che riecheggiano i nostri antichi avi, figure quasi iperrealiste dalle pose statiche e stranianti nei colori che inglobano materiali naturali, essi stessi natura, manifestano e comunicano il legame con la madre terra, silenziosamente immobili.

Martin Emschermann artista tedesco residente da anni in Sicilia attinge a piene mani dalla storia culturale dell’isola. Le figure di uomini, donne e ragazzi rappresentate plasticamente, sono colte in atteggiamenti quotidiani identificandosi con il luogo d’appartenenza. Evidente la citazione alla scultura siciliana ottocentesca e quella di matrice gaginesca che ritroviamo nelle figure in terracotta collocate su classici piedistalli di forma ottagonale dove include stranianti edicolette.

Daniele Franzella scultore palermitano, indaga e modifica il corpo trasformandolo in contenitore/astuccio/sarcofago dove è sottintesa l’immagine come un‘impronta che attende il recupero della memoria. L’artista inizialmente modella l’opera in argilla rielaborandola successivamente attraverso un’operazione tecnica di formatura, servendosi di materiali tecnologicamente avanzati, ormai in uso nella scultura, in seguito annulla alcuni particolari anatomici della figura per ricercare morbidezze plastiche e soffuse, rese da un’accurata lavorazione manuale della forma e del volume, valorizzate dalla politezza della superficie.

Giovanni Lo Verso scultore palermitano gioca con la moltiplicazione/seriale di volti umani. Studia la figura all’interno di una struttura geometrica tridimensionale dalla forma cubica da cui fuoriesce il volume a bassorilievo, raffigurando espressivi volti/ritratti modellati in terracotta rossa. Ritratti ripetuti tautologicamente in un campo, accostati tra loro per rafforzarne la presenza. Ogni tanto la ripetizione dei volti viene scandita da qualche elemento di colore bianco che ne rompe il ritmo per poi riprendere il percorso tra verticale e orizzontale oltre lo spazio delimitato.

Calogero Barba

             

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